Roccia

La Valle di Daone è conosciuta ormai al di fuori dei confini nazionali per l’abbondanza dei flussi glaciali che ne hanno fatto una best location per la pratica del cascatismo, la boscosa valle di Daone è da sempre conosciuta anche per l’arrampicata su roccia per la presenza della struttura di media valle più impressionante del massiccio retico.

La verticale muraglia dello Scoglio di Boazzo si mostra già per chi risalga i comodi tornanti che dalla ridente piana di località Limes portano al grande bacino artificiale del Lago di Malga Boazzo.

Ma è solo inoltrandocisi per poco più di dieci minuti nel fittissimo bosco di abeti che ne corona la base fino a toccarne le prime rocce che è possibile percepire in tutta la sua imponenza la vertigine di questa stuttura.

Un vago senso di smarrimento pervade chiunque guardi all’insù verso l’apparente insuperabilità di questa muraglia di granito color argento. Pare incredibile che decine di itinerari si susseguano e che si sia ormai giunti in diversi settori dell’ampio scudo ad una saturazione tale che capirci qualcosa per chi non sia un abituè del luogo diventa talvolta cosa ardua. File di spit e soste sono disseminate un poco ovunque a testimonianza di quanto interesse abbia suscitato nel corso degli ultimi trent’anni (le prime linee datano l’inizio degli anni ’80) questo spettacolare muro.

Una premessa è essenziale comunque quando si parla dello Scoglio; di vie facili non ne esistono ed un livello a vista che veleggi attorno al 6b nonché una certa dimestichezza all’artificiale sono requisiti indispensabili. Non a caso lo Scoglio annovera itinerari tracciati dai più forti arrampicatori bresciani di sempre, incominciando da un Fieschi per finire con un Rivadossi.

Le linee tracciate dal primo sono divenute ormai della classiche; itinerari logici, arditi, tecnicamente molto impegnativi che necessitano una seria preparazione ed una buona dose di determinazione tesi a mantenere intatto nel tempo interesse e fascino.

Le linee tracciate da Matteo Rivadossi sono probabilmente ad oggi da annoverare tra le ascensioni tecnicamente più dure di tutto il massiccio con un livello obbligatorio che molte volte veleggia sul 6c se non oltre e che implicano talvolta il sapersi destreggiare con rurps, cliff ed altre diavolerie dell’artificiale estremo. Il tutto in linea con il personaggio, arrampicatore di livello eccelso e speleologo di fama mondiale.

Fortunatamente anche per chi non si destreggi con il 6c su placca estrema con spit a 5 metri lo Scoglio offre alcuni itinerari interessanti su roccia eccellente e nel solito contesto arioso e tranquillo della zona. Ma la Val Daone non è solo lo Scoglio. In tempi assolutamente recenti sono state aperte nuove interessanti vie su diverse strutture della valle tutte caratterizzate da una facilità di accesso che ne fa mete di grande richiamo viste le tendenze del movimento arrampicatorio contemporaneo.

Al riguardo personaggi come S. Rigetti, D. Bonaglia, I. Maghella hanno dato un impulso decisivo alla ri-scoperta arrampicatoria della val Daone; al loro impegno e al loro entusiasmo va sicuramente un grande plauso da parte di tutti gli appassionati frequentatori di questo particolare angolo adamellino.

Caratteristiche

La Valle di Daone dal punto di vista dell’arrampicata su roccia sta conoscendo negli ultimi anni una vera e propria riscoperta. Accanto alla celeberrima struttura dello Scoglio, diverse strutture finora neglette sono state interessate da aperture talvolta riuscitissime, talvolta un poco meno.

Certo, per non farsi trascinare da eccessivi afflati di entusiasmo, bisogna ammettere che la qualità della roccia sempre generalmente ottima è un poco incrinata in termini meramente arrampicatori dalla presenza di muschio o di colate così come in molti casi la continuità delle strutture ascese risulta spezzata da cenge boscose o erbose.

E’ prudente per non incorrere in veloci delusioni, tener ben presente che questa valle è famosa per la grande abbondanza di flussi ghiacciati durante la stagione invernale; se ne deve necessariamente dedurre che di acqua ve ne è parecchia pure nella bella stagione!

Per cui attenzione a frequentare diverse strutture dopo un periodo di instabilità climatica: si rischiano spaventi non indifferenti! Altro neo che solo i climber già con qualche capello grigio magari rileveranno, qui di Cime non ve ne sono. Si salgono sempre grandi scudi che terminano la dove il bosco ricomincia o dove la montagna continua con strutture poco delineate e frammiste a bancate boscose.

Ciò non guasterà certo il piacere di progredire su una roccia generalmente ottima ed immersi in un ambiente di apprezzabile tranquillità e con visuali che introducono alla grandiosità del cuore del massiccio.


 

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